
Gravity: la recensione
Gravity: è nelle sale italiane il capolavoro con cui Alfonso Cuaron si prenota un Oscar alla regia per il prossimo anno. Protagonista una magnifica Sandra Bullock, astronauta disperata e coraggiosa persa nello spazio infinito.
Gravity è uno dei film migliori del 2013 e prevediamo che farà incetta di Oscar il prossimo anno. Com’è accaduto in passato con titoli di fantascienza come Jurassic Park (1993) o Avatar (2009), che hanno avuto il merito di introdurre soluzioni narrative innovative, unite ad invenzioni tecniche e visive strabilianti, così anche Gravity rappresenta un nuovo capitolo nell’evoluzione del cinema: sono certo che, ripensando a Gravity nei prossimi anni, ci ricorderemo tutto: lo stupore di fronte al pianeta Terra visto dallo spazio, i mirabolanti movimenti della macchina da presa, l’incredibile piano sequenza iniziale che, dopo averci mostrato la placida e serena bellezza del mondo visto da lontano, ci catapulta nel vivo dell’azione, togliendo letteralmente il fiato. Anche dopo una seconda o una terza visione, Gravity resta una pellicola in grado di farci dimenticare dove ci troviamo e di farci sentire i dolori e le paure della sua travagliata e intrepida protagonista (una Sandra Bullock in gran forma che ha offerto forse la prova migliore della sua carriera) come nostri: la solitudine, la chiusura alla vita, la paura della morte (raccontata nella metafora di un buio spaziale nerissimo, contrapposto ai colori luminosi della Terra, che resta sempre sullo sfondo, bella e –forse – irraggiungibile).
La sinossi di Gravity in breve: la prima missione spaziale della dottoressa Ryan Stone è destinata a non andare troppo bene e Cuaron ce lo lascia intuire durante i primi dieci minuti di film. Per fortuna che insieme a lei ci sia anche l’astronauta Matt Kovalsky, all’ultimo volo prima della pensione. Quella che per doveva essere una “semplice” passeggiata spaziale di routine si trasforma in una vera e propria catastrofe. Lo shuttle viene distrutto e loro si ritrovano soli nell’assordante silenzio dell’universo. Fluttuanti nell’oscurità e privi di qualunque contatto con la Terra non hanno apparentemente alcuna chance di sopravvivere anche per via dell’ossigeno che va esaurendosi. Forse l’unico modo per sperare di tornare a casa è quello di addentrarsi nello spazio infinito. Anche le recensioni dagli Stati Uniti sono entusiastiche: Susan Granger di SSG Syndicate ha scritto al riguardo che “era dai tempi di 2001: Odissea nello spazio che non si vedeva una fantasia fantascientifica emozionante e intensamente avvincente come questo film. Meravigliosamente innovativo, è uno spettacolo impressionante da non perdere”. lou Lumenick del New York Post ha invece definito Gravity “un film popcorn visivamente coinvolgente, in cui ogni momento dei 90 minuti non è un secondo sprecato”.
Paola Schettino Nobile
Facebook
Twitter
Pinterest
Instagram
Google+
YouTube
LinkedIn
RSS