Sappiamo che James Franco è un attore sui generis: tra un blockbuster e l’altro (lo vedremo a breve come protagonista del fantasy Disney per famiglie “Il Grande e Potente Oz”), una commedia pruriginosa (“Spring Breakers: una vacanza da sballo”) e un cameo in “Lovelace” nella parte del creatore di Playboy Hugh Hefner, l’eclettico Franco trova anche il tempo di insegnare scrittura creativa e regia all’Università, è appassionato di poesia, scrive (uscirà il suo secondo libro dal titolo “Actor Anonymous”), dipinge e, di recente, ha fatto parlare di sé per un discusso documentario.
“Interior. Leather Bar”, da lui diretto (ma l’ha anche coprodotto) insieme col regista Travis Mathews, è stato presentato all’ultimo Sundance Film Festival.
Il film rimanda alla controversa pellicola “Cruising”, diretta nel 1980 da William Friedkin (“L’esorcista”), che raccontava di un agente di polizia (interpretato da Al Pacino) che s’infiltrava nella comunità gay di New York per scovare un feroce serial killer.
L’intento del documentario è quello di ricreare 40 minuti di scene (oggi perdute) che Friedkin sarebbe stato costretto a tagliare dal film prima della distribuzione.
Il tema, naturalmente, è di quelli che attirano gente al cinema: sesso gay, sadomasochismo, violenza. Ma non aspettatevi di vedere la star di Hollywood intenta a dare spettacolo davanti alla cinepresa. Franco ha conservato per sé la parte dell’uomo che osserva dietro le quinte e si interroga su sessualità e tabù nella società odierna. Fondamentalmente egli interpreta se stesso, o meglio, una versione di se stesso.
“Ogni storiella d’amore inizia e finisce nello stesso modo, con un ragazzo e una ragazza che si amano e che se ne vanno insieme al tramonto. Sono stufo di queste cazzate. Per cui, se c’è un modo di cambiare rotta, mi interessa” ha dichiarato l’attore, aggiungendo che “il sesso dovrebbe essere uno strumento utile alla narrazione di una storia, ma oggi siamo tutti così spaventati che non lo prendiamo nemmeno in considerazione!”.
Non è la prima volta che l’attore s’interessa a tematiche forti: ha infatti coprodotto un altro documentario, “Kink”, su un famoso sito internet specializzato su sesso fetish e bondage, dove le parole d’ordine sono “dominazione”, “sottomissione” e “disciplina”.
Abbiamo di fronte un artista versatile, interessante e mai banale, capace di spaziare tra progetti diversi rivolti a target diversi, che non ha paura di sperimentare, anche col rischio di scontrarsi con le critiche di chi lo vede solo come una bella faccia adatta solo a grandi produzioni cinematografiche.
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